venerdì 29 dicembre 2006

Invece di fare le minis


...mi sono fatta la pubblicità.
C'è qualcosa di molto poco sensato in tutto questo, lo so - non disturbatevi a dirmelo.
Però l'annuncino mi piace :o)

domenica 17 dicembre 2006

In serie

Finché lavoravo solo per me stessa, sono sempre stata una miniaturista da pezzo unico; poi ho cominciato con le fiere. Allora ho dovuto piegarmi alla legge dell'assortimento, e produrre anche cinque o sei pezzi tutti uguali. Ho fatto un sacco di resistenza, all'inizio, perché affrontavo il problema con la vecchia mentalità e soprattutto il vecchio metodo: lavoravo su un pezzo dall'inizio alla fine, e poi passavo al secondo, poi al terzo, ecc. Insomma avevo tutta la noia della produzione in serie e nessun vantaggio.
Mi ci è voluto un po' per capire che, per esempio, a rivestire una teglia di pasta ci mettevo quasi lo stesso tempo che a rivestirne quattro o cinque insieme. E, da quando ho toccato con mano le gioie della cosiddetta ottimizzazione (aaargh), non sono più tornata indietro.

Vi dirò anzi che è quasi divertente, e di sicuro dà soddisfazione, perché il tempo si dilata e con poco lavoro in più si hanno molti più pezzi pronti. Ma soprattutto in questo modo la ripetitività è infinitamente più leggera (che poi è quello che mi esasperava quando confezionavo i pezzi uno per uno): è vero che i gesti son sempre quelli, ma facendoli insieme contano quasi come uno solo.

Un'altra cosa che ho cominciato a fare è dedicare un po' di tempo, ogni tanto, a preparare degli *ingredienti*: le varie murrine da affettare, le guarnizioni (mirtilli, asparagi, ecc.), le sfoglie per le lasagne, i cannelloni vuoti, le basi per le meringate, .... Insomma, mi porto avanti col lavoro e, quando è ora di realizzare i pezzi completi, devo solo assemblare e rifinire. Non so se risparmio tempo (ma credo di sì): di certo, dividendo il lavoro in fasi e lasciando passare magari anche parecchio tempo tra una fase e l'altra, non ho l'angoscia del foglio bianco, di passare dal niente al pezzo finito, e insieme mi pare tutto più leggero e veloce, perché la *fatica* delle singole fasi è già stata dimenticata.

Detto questo, il mio limite massimo di *produzione in serie* resta cinque o sei pezzi per volta, non di più: altrimenti, in barba a tutti i miei trucchi, alle fasi separate, all'ottimizzazione, divento pazza di noia lo stesso.

giovedì 14 dicembre 2006

Tesori di ebay #3

In tempo per rischiararmi una giornata che sarebbe stata plumbea anche col sole di agosto, è arrivato il mio - per ora - ultimo acquisto sull'ormai mitica ebay.
Lo dico sottovoce che nonsisammai, ma finora sono stata più che fortunata. Ho avuto a che fare quasi sempre con venditori gentili, solleciti e anche simpatici, e tutto quello che ho comprato si è rivelato all'altezza delle aspettative.

Non fa eccezione questo ultimo pacchettino, inviato da Tim di Blue Sky Miniatures. Tim produce ceramiche grezze in una cinquantina di modelli diversi, in stampi che credo si faccia da solo. Bisogna fare attenzione alle misure (che accompagnano sempre gli articoli) perché in qualche caso sono troppo grandi - ci sono delle teglie da forno in cui sarebbe possibile lavare i piatti di un intero pranzo, per dire - ma in generale le cosine sono molto belle e viste dal vivo lo sono anche di più. Le foto non rendono giustizia soprattutto ai bordi, che in realtà non sono così spessi come sembrano.
Per questo motivo ammetto di non essermi fidata e di aver fatto un primo ordine esplorativo di pochi pezzi, per limitare i danni in caso non fossero andati bene. Invece sono quasi perfetti, le ciotole da impasto in particolare sono una delizia e anche i barattoli da biscotti. Un po' spessette solo le ciotole da portata, che ho preso per le insalate e i primi piatti. Niente a che vedere con la porcellana, sia chiaro: ma come terraglie un po' rustiche vanno benissimo.

Tutti i pezzi sono, come dicevo, grezzi: sono stati cotti una volta a non so quale cono di temperatura e teoricamente sono pronti per essere dipinti e cotti un'altra volta (abbiate pazienza, ma di ceramica non capisco niente). Io credo che userò i colori da cuocere nel forno di casa, sperando che il risultato sia abbastanza *porcellanato*. Così come sono hanno una superficie ruvida che potrebbe essere interessante mantenere all'esterno (me li vedo dipinti in colori neutri e naturali, fin troppo trendy :o), ma l'interno va obbligatoriamente smaltato. Vedremo.

Il maledetto blocco del miniaturista non se ne va, anche se continuo a pensare così tanto alle minis da fare che tra un po' mi usciranno dalle orecchie bell'e pronte.

martedì 28 novembre 2006

Il blocco del miniaturista

Il mio lavoro vero, nel mondo là fuori, è la scrittura. E, anche se non mi sognerei mai di definirmi *scrittrice*, il cosiddetto blocco dello scrittore colpisce anche me, fin troppo spesso. Stamattina, leggendo un paio di articoli su questo argomento, ho avuto una fulminazione: l'inerzia che mi prende un giorno sì e l'altro pure, e che mi porta a far di tutto pur di non sedermi al tavolo da lavoro, assomiglia tantissimo al blocco dello scrittore; e le scuse che mi racconto quando dovrei scrivere, e non ne ho voglia, sono le stesse che uso per autorizzarmi a rimandare l'ennesima serata di minis.

Insomma, esiste anche un blocco del miniaturista, e io ne soffro al massimo grado!

Le conseguenze sono simili: a parte la perdita di tempo, e la necessità quindi di correre poi per rispettare una scadenza, nelle ore rubate alle minis comincio inconsciamente a dubitare delle mie capacità, e questo mi porta a rimandare ancora, per paura di scoprire che davvero non sono più capace ecc eccc ecccc.
Gli articoli illuminanti fanno parte dei 50 writing tools di Roy Peter Clark, mitico professore al Poynter Institute per giornalisti, oltre che scrittore e giornalista lui stesso. E la buona notizia è che alcuni dei trucchi suggeriti agli scrittori per aggirare il blocco possono funzionare anche per i miniaturisti - sempre che ce ne siano altri *bloccati* come me.

Per esempio:

Fidarsi delle proprie mani. Spegnere la mente per un attimo, e lasciar lavorare le dita (per noi dovrebbe essere molto più semplice che per uno scrittore :o). Le falangi sono collegate al cervello, dopo tutto. (facile, e applicabile subito)

Fare delle minis un appuntamento fisso quotidiano. E rispettarlo, aggiungo io. Clark sostiene che gli scrittori più fluenti preferiscono lavorare di mattina, perché chi aspetta il pomeriggio o la sera ha l'intera giornata per inventarsi scuse e rimandare. Il segreto: fare (testi o miniature), invece di aspettare. (sensato, ma un po' più difficile da praticare)

Ricompensarsi. La routine (e la disciplina, aggiungo io) alla lunga è faticosa, per cui è bene concedersi piccoli premi: una tazza di tè, il proprio disco preferito, controllare la mail, scrivere un post :o)

Una mini al giorno. Clark cita un famoso motto da scrittori: Mai un giorno senza una riga. Non cento righe: una. In termini di minis? Non dieci crostate: una; ma una tutti i giorni. Clark dice che, riga dopo riga, dopo un anno ci si ritrova con un libro quasi pronto. E crostata dopo crostata, quasi senza accorgersene si costruiscono le scorte per la fiera. (ahi, questo l'ha scritto proprio per me)

Preparare lo spazio di lavoro. Quando il caos si accumula, è difficile attenersi alle buone abitudini di cui sopra. Bisogna quindi prendersi il tempo per buttar via l'inutile, rimettere a posto il disordine e preparare l'altare (Clark dice proprio così, e ha ragione) per il lavoro del giorno seguente. (ehm non commento neppure...)

Trovarsi un ammiratore incondizionato. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci apprezzi "a prescindere", e si complimenti con noi per la produttività e l'impegno, più che per la qualità finale del lavoro. Una persona così bilancia i danni che ci facciamo da soli, con l'eccessiva pignoleria che sembra contraddistinguere quasi tutti i miniaturisti. (verissimo)

Prendere appunti. Un'idea, una soluzione per un problema che ci blocca, un utilizzo alternativo per un materiale comune, la sfida di una mini che non abbiamo ancora provato a realizzare: sono tutti spunti preziosi, che rischiano di perdersi. Un libriccino, un blocchetto da portarsi sempre dietro aiutano a ritrovarli quando è il momento di metterli in pratica. (questo lo faccio già... fin troppo!)

Abbassare gli standard. Ci si blocca per la paura di non essere all'altezza delle proprie aspettative - ma le aspettative sono, appunto, nostre, noi abbiamo il pieno controllo su di loro o almeno dovremmo averlo... e invece ci facciamo controllare da loro, condizionare, inibire. Detta così, sembra una cosa da matti. E invece è proprio così che funziona. Ma scoprire il meccanismo forse è il primo passo per smontarlo.

Infine, mi piace molto quando Clark parla di un approccio zen al suo lavoro: più scrivo, più scriverei. E questo lo so, l'ho già anche provato di persona: quando il diesel che sono è finalmente avviato, chi si fermerebbe più? La motivazione più forte che io conosca è il piacere che ricavo dal fare una cosa; ma il piacere, in questi casi, dipende dalla pratica, dall'allenamento. Difficile divertirsi a correre i cento metri ostacoli senza nessuna preparazione. Pratica, divertimento e produttività vanno insieme, in un circolo virtuoso che sembra facile da incominciare. Una mini al giorno. Lasciar lavorare le dita.
Ci voglio provare.

mercoledì 22 novembre 2006

¡Ola!

Quando i regali sono così, non importa se arrivano dopo due mesi :o)
Lo scorso finesettimana sono stata a Madrid, inviataci dalla mia famiglia al completo come regalo per i miei millanta anni. Ho chiesto io di posticipare così tanto la partenza, in modo che coincidesse con la famosissima fiera di minis di Tom Bishop ;o)
La fiera in sé non era male, ma sono contenta di non essere andata fin là apposta, solo per quello intendo. Molti tavoli, alcuni nomi americani che non avevo mai visto, neanche quando andavo regolarmente in Inghilterra; molte facce amiche già incontrate a Miniaturitalia ma anche molti tavoli per me inservibili - bambole, accessori e mobili fatti e finiti, lavori femminili in piccolissimo, piante e fiori, vetri ceramiche e stoviglie, eccetera, sia di alto livello, sia paccottiglia cinese. Materiali nessuno o quasi, a parte Angie Scarr e i Bindells, che peraltro ci sono sempre anche a Miniaturitalia e che erano perennemente assediati da tre file di spagnole rabbiose, che non permettevano a nessuno di insinuarsi anche solo per vedere se c'erano novità.
Insomma, una fiera orientata più che altro al collezionista, al miniaturista che compra e mette nella sua casetta o vetrina, non al pazzo scriteriato che vuole far da sé (Miniaturitalia anche in questo senso è mille volte meglio).
Ho visto però un paio di cosette che mi hanno molto ispirato e che vorrei provare a rifare a modo mio. Ho preso appunti, insomma ;o)

Questa è la fiera a cui sto pensando di partecipare l'anno prossimo. Cibo ce n'era poco e, a parte Silvia Cucchi, Minusqua e Angie Scarr, di livello non eccelso, quindi spazio ce ne sarebbe, soprattutto se continuo a *studiare*. Vedremo.

giovedì 16 novembre 2006

L'insalata era nell'orto

Siccome anche in miniatura gli orti scarseggiano, per garantirsi la dose giornaliera di vitamine bisogna andare al supermercato. Queste buste di lattuga (lavata e asciugata, pronta da servire) fanno parte della nuova linea di verdure fresche confezionate, pensate per chi lavora fino a tardi ma non vuole rinunciare a nutrirsi bene ;o)
La l
inea si chiama Le Petit Potager e vedremo cos'altro ci si potrà aggiungere. In ordine sparso, ho pensato a pomodori pomodorini e peperoni, zucchine, zucca a fette, rape, porri, funghi anche affettati, cimette di cavolfiori e broccoli...
Ringrazio Annalisa che mi ha insegnato a fare i minisacchetti!

(il lato più lungo del sacchetto è circa 2 cm)

mercoledì 8 novembre 2006

E poi dicono che la matematica non serve

Ieri ho fatto tre set di stampi, due di bottiglie e uno di barattoli. Sono stata capace di aspettare senza troppa ansia che il silicone vulcanizzasse per benino (14 ore minimo), anzi stamattina prima di correre in ufficio mi son persino dimenticata di controllare come procedesse. Stasera però dovrebbe essere tutto pronto e quindi, come dire, non ho più scuse.

Non vi sto a dire l'incresciosa figura che ho fatto con me stessa quando, cercando di fare la splendida, ho voluto calcolare la quantità di silicone che mi sarebbe servita per ogni stampo a partire dal volume della scatolina che lo conteneva (non che me la volessi tirare da genio della matematica, è che serve per stabilire quanto catalizzatore aggiungere in ragione del 10%).
La vergogna è cominciata quando ho affrontato le equivalenze. Centimetri più o meno cubi, grammi, milligrammi e millilitri - mi sembrava di avere un solo neurone in testa e per disperazione quasi quasi telefonavo alla zia ex insegnante di matematica. Alla fine ho recuperato una scatolina vuota, uguale a quelle che intendevo usare per gli stampi, l'ho riempita d'acqua e svuotata in un bicchiere di plastica, che ho pesato togliendo la tara. Ho poi segnato il livello in modo da avere un misurino personalizzato. Tzè, l'ignoranza (e il pudore) aguzza sempre l'ingegno. Altri sudori freddi a stabilire quale fosse, in millilitri (unità di misura della mia siringa dosatrice), il 10% degli 80 g pesati. Dopo averci pensato per un tempo davvero scandaloso, mi sono risolta a misurare e pesare gli 8 millilitri che nasometricamente mi sembravano papabili. 8 grammi: c'ho preso, ma neurone è rimasto fuori uso per il resto della serata. Bzzz.

(nonostante tutto 'sto consumo neuronale, però, temo di aver lo stesso sbagliato la quantità, almeno in uno degli stampi: in trasparenza mi è parso che il fondo sia troppo sottile. Ma di questo mi preoccuperò più tardi, quando tirerò fuori gli originali - sempre che tutto sia andato come previsto).

Mentre quegli stampi là riposavano, ne ho fatti altri con il silicone da 5 minuti e le formine rement comprate più di un mese fa. Ho anche fatto uno stampo per la cassata siciliana, che ha quei bordi un po' svasati altrimenti impossibili da replicare. Avevo cercato per mesi un originale che potesse funzionare, poi ho scoperto che l'avevo avuto sotto il naso tutto il tempo - un minivasetto di coccio, da piantina grassa, provvisoriamente appoggiato sulla libreria dell'ingresso e lì diventato un po' per volta invisibile.

A proposito di cassata siciliana, ho in programma un'estensione *meridionale* dei minicaretti che chiamerò Pasticceria Montalbano. Niente di troppo filologico, sia chiaro: un'allegra mescolanza di tradizioni e regioni, per cui i cannoli si divideranno il vassoietto con sfogliatelle ricce e cassatine di ricotta, sotto lo sguardo materno di cassate e pastiere. Sto pensando anche a 'mpanatigghie e mostaccioli e soprattutto ai cuddureddi, che fra tutti sono i miei preferiti da mangiare e che per me sono un dolce natalizio, visto che a Natale arrivavano da Palermo quelli freschi di forno della zia Fifì. Yum.
(E pazienza se al Commissario i dolci piacciono solo tanticchia.)

martedì 7 novembre 2006

Pausa caffè

























Pare che non ci sia modo di allinearle, né in alto né in basso... pazienza :o)

lunedì 6 novembre 2006

Minigourmet

E' nata Minigourmet. Il primo numero, dai colori autunnali, è già stato condiviso con gli iscritti di Libripiccini e i soci dell'Associazione Minitaly. Qui c'è la copertina.

E' in preparazione il numero di Natale - che, anche se non dovrei dirlo io, sta venendo bellissimo :o)

Qui a destra un'anticipazione.


(Le fotografie utilizzate sono di cibi 1:1, che *ahem* prendo in rete dove capita, e poi taglio, modifico, stravolgo. La logica vorrebbe che usassi solo foto di cibi in miniatura, e nella fattispecie foto dei miei minicaretti, ma non riuscirei mai a farle belle come quelle che trovo in rete :o) Invece, nelle pagine pubblicitarie dei nuovi minicaretti userò di sicuro i minicaretti veri e propri - cioè, appena mi schioderò dal computer e comincerò a farne qualcuno).

martedì 31 ottobre 2006

Visto si stampi

(((Sono irrequieta, mi sembra di non riuscire a star ferma eppure non faccio nulla.)))

Ho trascorso qualche serata a curare la, come potrei chiamarla, edizione in miniatura di una rivista di cucina. Le rivisitine *finte* fatte per il ritratto di Cecilia mi avevano messo su il gusto per una cosa al contrario sfogliabile, con pagine stampate regolarmente in fronte e retro e messe in una sequenza realistica (con articoli su doppie pagine affiancate, ecc.). Ci ho pensato un po' e poi, visto che non riuscivo a venirne a capo - è un pensiero che richiede dosi di logica che proprio superano la mia dotazione - ho pensato di rivolgermi a un'esperta. Così mi sono iscritta alla lista dei Libripiccini, dove Monica generosamente condivide esperienza e documenti, e in poco tempo, come si dice, ho visto la luce :o)

Una volta sistemati i miei bei francobollini-paginetta uno a fianco all'altro nella sequenza giusta - i pari su un foglio, e i dispari su un altro - ho avuto una conversazione molto franca con la stampante, per capire quali fossero i suoi sentimenti riguardo il fronte-retro e cosa volesse per rinunciare ai fuori-registro. E' emerso che la modalità di stampa *bozza* la faceva sentire frustrata, per cui prendeva il foglio come capitava e faceva quasi apposta a s-centrarlo di qualche millimetro. Ci siamo quindi accordate per la stampa di ottima qualità, che la gratifica di più, e in cui riesce a concentrarsi meglio e ridurre il fuori-registro al minimo. Sembra niente, ma siamo andate avanti a trattare per una serata intera :o)

Questa prima prova, di cui ho condiviso il file con gli altri pazzi scriteriati di Libripiccini, non mi soddisfa ancora completamente perché ho usato la copertina di una rivista che esiste davvero, anche se poi l'interno non c'entra niente. Il prossimo obiettivo è inventare una testata solo mini, con il suo titolo e la sua copertina - l'equivalente dei minicaretti fra le riviste di cucina :o) A proposito, non ho resistito e in mezzo agli articoli ho distribuito anche qualche pubblicità per i minicaretti che ci sono e che verranno: la linea di verdure fresche, i formaggi, le pizze, lo scatolame... inutile dirvi che è stata la cosa più divertente in assoluto.

(le foto arrivano, come al solito pazientate un po')

lunedì 16 ottobre 2006

Banzai!

Visto che la febbre per le minis Rement sale, e io mi sento direttamente responsabile, vi passo questa preziosa *aspirina* che mi è stata regalata da Minilisa: esiste un sito italiano che vende le minis Rement e soprattutto le spedisce dall'Italia. Quindi nessuna preoccupazione per la dogana e spese postali *nazionali*.
Sono subito andata a curiosare temendo di trovarci tutti i miei ultimi acquisti - mi sarei arrabbiata assai a scoprire che avrei potuto ordinare tutto tranquillamente dall'Italia e pagare molto meno di spedizione. Be', per fortuna quelle cose non c'erano, ma ce ne sono molte altre, andate a vedere.
L'unico difettuccio di questo sito è che non ha molte minis (è più che altro un sito di bambole giapponesi) e non sono tanto aggiornate - le ultime novità continuerete a trovarle solo su ebay, nei negozi di Hong Kong; e non ho idea con che frequenza e criterio vengano messe in vendita cose più recenti. Ma Elena, la ragazza che gestisce il sito e che, da come scrive, dev'essere molto simpatica, ve lo potrà spiegare certo meglio di me: nel caso, mandatele una mail.

Buttarsi

Anche quest'anno sarò a Miniaturitalia, e sarà la mia terza edizione consecutiva: sono felice di aver partecipato fin dall'inizio. Questa fiera è stata voluta fortissimamente dall'inarrestabile Sabrina De Arcangelo, che per fortuna ha tirato dritto nonostante le catastrofiche previsioni di insuccesso fatte il primo anno da un bel po' di gente ("... il mercato non è maturo... non ci verrà nessuno... in fondo quanti sono i miniaturisti in Italia? poche centinaia...." e via gufando). Io ci sono particolarmente affezionata perché senza Miniaturitalia, e senza Sabrina, forse non mi sarei mai buttata nell'avventura dei minicaretti né avrei mai pensato che vendere a una fiera fosse anche solo lontanamente alla mia portata. Insomma, non mi sarei mai messa a fare sul serio - pensate che quando, nel lontano febbraio 2004, Sabrina ha cominciato a sondare il terreno e a chiederci se saremmo stati interessati a esporre, io ho dato la mia adesione senza nemmeno sapere cosa avrei poi, effettivamente, esposto. I minicaretti esistevano forse solo nel mondo delle idee e lì sarebbero rimasti, ne sono quasi certa, se non mi fossi impegnata con lei a esporre l'anno successivo.

(Complice e incosciente quasi quanto me, la mia *compagna di banco* Annalisa, anche lei presente fin dal 2005. Senza il suo sostegno, è molto probabile che la mia incostanza avrebbe avuto la meglio e mi sarei scoraggiata e persa per strada quasi subito).

Quest'anno è di nuovo ora di buttarsi in qualcosa che non ho quasi mai fatto. Quest'anno a Miniaturitalia terrò un workshop, naturalmente sul cibo. Mi è già capitato di insegnare a un paio di corsi di Minitaly, ma gli studenti erano in maggioranza facce amiche e comunque conosciute: qui invece chissà, gli studenti di questi corsi arrivano da tutta Italia (e gli insegnanti da mezzo mondo), se ci penso troppo mi si annoda lo stomaco. Non credo di rivelare niente di particolarmente originale o nuovo; però sono tutte tecniche che *mi sono insegnata* da sola in questi ultimi mesi, mentre sperimentavo cose nuove da portare alla fiera di Parigi. Sono divertenti, facili da fare e ruotano tutte intorno al Fimo liquido, che ho scoperto durante un utilissimo corso di Silvia Cucchi e che non finisce mai di stupirmi, perché permette di ottenere risultati diversissimi a seconda di come lo si impiega. Le *materie* del corso saranno quattro (la meringata, la torta al limone, la torta pasqualina/la terrina di carni miste, il budino alla frutta), come quattro sono i diversi modi di usare il Fimo liquido che ho individuato questa estate. Insomma, una tecnica=un piatto. In qualche caso bisognerà utilizzare, insieme, uno stampo di silicone: un'altra soluzione che secondo me apre un intero mondo di possibilità. A chi vorrà partecipare fornirò gli stampi già pronti, e un'intera bottiglia di Fimo liquido per poter continuare a *pasticciare* anche a casa.

Mi conforta il pensiero che quest'anno c'è chi si cimenterà in un'impresa ben più grande della mia: Sabrina è in attesa di Luca, in arrivo proprio nella settimana della fiera...

giovedì 12 ottobre 2006

La finta perfezione

Il gusto del realismo nelle minis, ma quello vero, quello sporco, è per me un gusto acquisito. Qualcosa che, come il jazz, va coltivato e viene naturale solo dopo un po' di consuetudine. Perché la prima cosa che i miei occhi cercano, e vogliono, è la perfezione, la pulizia, l'assenza di difetti e irregolarità - forse per riposarsi dalle brutture del mondo reale. Ma questo tipo di perfezione è finto, è la perfezione della frutta che non sa di nulla, delle case fotografate sulle riviste d'arredamento in cui vivere, all'atto pratico, risulterebbe impossibile. La vita, quando arriva, sporca usura sciupa consuma. Modifica. Quindi delle minis veramente realistiche dovrebbero mostrarsi sporche, usurate, sciupate, consumate (senza esagerare, ovviamente). Di fronte a una patina di vissuto applicata con cura, il contrasto con una perfezione eccessiva appare subito evidente. E' come mettere la vita a confronto con i libri di favole.

Detto questo, sono io la prima ad ammettere che la pulizia e la regolarità sono ennemila volte più semplici da ottenere che l'effetto vissuto. Nel cibo, per esempio, tutto ciò che ha una forma irregolare è difficilissimo da riprodurre con realismo: e quasi tutto ciò che è cotto o cucinato assume una forma irregolare. Pensate a una falda di peperone arrosto. A una fetta di pomodoro con gli orli un po' bruciacchiati. Un fungo ripieno. I cubetti di carne dello spezzatino. Gli spicchi di mela sulla superficie della torta. Il bordo dell'uovo al tegamino. Le zucchine trifolate, le melanzane grigliate, le patate al forno - potrei andare avanti per pagine intere; per non parlare poi dei colori, di come cambiano, si smorzano, appassiscono. Li guardo avidamente, questi meravigliosi esempi di vissuto, cercando di scoprire che cosa li caratterizza di più, per tentare poi di riprodurlo in piccolo, ma è una faticaccia. Li guardo ma non trattengo, le irregolarità non mi restano negli occhi, tanto che riprodurle a memoria è impossibile: ma anche avendo davanti una foto, o la cosa stessa, è come se la vista ricostituisse inconsciamente quella compattezza, quella regolarità che la cottura ha portato via. E copiare, che sembra la cosa più ovvia del mondo, diventa così difficile da sfiorare la frustrazione.

domenica 8 ottobre 2006

Tesori di ebay #2

Stanno arrivando :o)
Su tre spedizioni da Hong Kong, ne ho già ricevute due; per la terza c'è ancora tempo, perché l'asta è scaduta solo venerdì scorso. Quindi, insomma, posso rompere la consegna del silenzio e cominciare a mostrarvi i miei nuovi tesori di ebay.


(vi lascio un po' di spazio per sbavare ;o)







I primi sono arrivati da una gentile signorina che si fa chiamare Cherry Yiu e che ha un *negozio* su ebay come Glamour City (leggete però l'aggiornamento qualche riga più in basso). Da lei ho preso delle formine da budino individuali che, come speravo, sono perfette come stampi per 4-6 porzioni; un gruppo di ammorbidenti per lavatrice, che mi pare possano replicare bene le bottiglione di detersivo liquido formato famiglia; un paio di barattoli di proporzioni quadrotte (un po' troppo grandi e dalle rifiniture poco precise) e sei barattoli di marmellata, belli, che possono essere dei vasi da conserve da mezzo litro.


Il vantaggio più interessante di questo venditore sono le spese di spedizione veramente bassissime: USD 2 per il primo articolo, e solo USD 1 per ogni oggetto in più. Inoltre, di sua iniziativa Cherry ha indicato *gift* sulla dichiarazione per la dogana, e questo mi ha fatto risparmiare i 5 e passa euro che mi è capitato di pagare, in passato, come *diritti di sdoganamento* sui pacchetti in arrivo dall'Oriente.
I miei acquisti sono arrivati in perfette condizioni, abbastanza bene imballati, e con l'aggiunta a sorpresa di tre o quattro regalini. Però, a giudicare dalla qualità e dal dettaglio di alcuni pezzi (come per esempio i barattoli arancioni), secondo me alcune cose sono imitazioni cinesi degli articoli originali giapponesi (so per certo che ce ne sono parecchie in giro, pensate un po'...).
Detto questo, la spedizione è talmente conveniente che vale la pena rischiare, a patto di spuntare un buon prezzo durante l'asta.

Aggiornamento - Importante: ho appena letto dei feedback tremendi per questa venditrice, in cui un acquirente racconta una specie di incubo. I feedback dovrebbero essere attendibili, quindi mi sono sentita abbastanza *miracolata* visto che la mia transazione è al contrario filata liscia... ma ora come ora non me la sento più di consigliarvela. Ne approfitto per raccomandarvi di leggere sempre i feedback ricevuti dal venditore, a volte si scoprono cose che è meglio sapere prima di ordinare.


Il secondo *pacco dono* è arrivato dalla famiglia Wan, che gestisce il *negozio* ebay Daipatmeow (che, detto per i patiti di lomo, vende anche un sacco di macchine fotografiche Holga).
Da qui viene la serie di barattoli dalle belle forme (anche se un paio sono inutilizzabili perché davvero troppo grandi), alcune ciotoline che facevano parte di un set con un pesce arrosto e quella meraviglia del freezer da gelati, che paradossalmente è persino troppo piccolo (ma fa lo stesso :o).



Il set di ciotoline è stato una parziale delusione perché l'avevo preso solo per il robino giallo: nella foto scattata dall'alto sembrava un piattino con i bordi scannellati, da cui era mia intenzione ricavare un magnifico stampo per torte. Invece è una coppetta, anche troppo piccola, che al momento non so bene per cosa usare. In compenso, altre ciotole presenti nel set potranno tornare utili per ricavare stampi fantasiosi per budini e sformati.

Le spese di spedizione sono piuttosto alte in assoluto, e uno sproposito rispetto a Glamour City: USD 8.5 per il primo articolo e USD 5 per ciascuno degli altri. L'imballo, lo vedete da voi, era piuttosto curato e il servizio molto buono, con risposte via email rapide e gentili alle mie varie domande e richieste. Anche loro hanno avuto il buon senso di dichiarare *gift* e quindi anche in questo caso ho risparmiato più di 5 euro (almeno).
Per quanto riguarda gli oggetti, sono arrivati ancora nel cellofan originale e il dettaglio è senza dubbio Rement 100%; siccome i prezzi di vendita e le basi d'asta sono piuttosto convenienti, mi viene da pensare che la spedizione copra anche parte del costo dell'oggetto, lasciato basso per attirare i compratori. Se ci pensate, il freezer l'ho portato via al costo della base d'asta, cioè USD 1.99... anche aggiungendoci qualche dollaro, ufficialmente destinato alla spedizione, resta sempre un prezzo molto interessante, no?


Ora aspettiamo il terzo pacchetto... e no, non vi dico nulla, che stavolta la scaramanzia ha funzionato ;o) (se volete altre delucidazioni su ebay scrivetemelo nei commenti: se vi so rispondere magari ci faccio un altro post)
.

Bellissimo regalo

L'ho ricevuto già da qualche giorno, ma solo oggi mi sono ritagliata un momento per fare le fotografie. Helen mi ha mandato l'intero set delle bellissime lattine che fa, a mano, a partire da lamierino, carta, fimo e resina. No, dico, ma li avete visti i fagioli? Uno per uno li modella, questa pazza furiosa. E le sardine? Per non parlare di tonno e ananas, i miei preferiti.
Insomma, Helen, grazie!
(e aggiorna il blog, chessò, prima di Natale! ;o)

venerdì 15 settembre 2006

Lost in translation

Il Giappone, nazione che trovo incomprensibile e distante sotto quasi tutti i punti di vista, sarebbe invece il mio paese ideale per quanto riguarda le minis.
I giapponesi vanno pazzi per le minis. Non si spiegherebbe altrimenti la loro spaventosa abilità (come per esempio questo sito, che vi farà restare senza fiato) e, soprattutto, la passione collettiva che hanno per gli oggettini della Rement, di cui sono avidi collezionisti. Se fate un giro su ebay ne troverete in vendita tantissimi a pochi dollari. Sono miniature di plastica in scala 1:6 (scala barbie, per intenderci: il doppio di quella che usiamo noi), e sono più che altro dei giocattoli, anche nel prezzo: ma sono un sogno miniaturistico diventato realtà.

La Rement miniaturizza qualsiasi cosa, con una preferenza particolare (ma non esclusiva) per cibo e casalinghi. Periodicamente *pubblica* (non mi viene termine migliore) delle collezioni a tema, composte da una decina di set di minis assortite, disponibili sia singolarmente sia tutti insieme. C'è stata la cucina regionale, la cucina della mamma, un menù cinese imperiale, due o tre collezioni di cibi confezionati da supermercato, la panetteria, la pasticceria, i gelati, il fast-food da stazione ferroviaria (che pare in Giappone sia un'istituzione, come avevo imparato anche da uno splendido racconto a fumetti di Jiro Tamaguchi), il pic-nic, eccetera eccetera. Ogni set a sua volta è composto da un bel po' di oggettini: chessò, piatti posate bicchieri cibo condimento bevanda; oppure pentola utensili ingredienti. Di queste collezioni ne escono parecchie ogni anno, con precisione non so dirvi perché non è molto che le seguo, ma credo non meno di 5 o 6: quindi immaginatevi la quantità di nuove minis disponibili regolarmente ogni 2-3 mesi.

Questi giocattolini plasticosi mi fanno impazzire, è come se qualcuno possedesse la famosa, mitica *pistola miniaturizzatrice* e la usasse su tutto quello che ci circonda. Cercate il flaconcino per le gocce da naso? C'è. L'idromassaggio per i piedi? C'è. il bruciaessenze, la scatolina simil-Nivea? Ci sono. Il robo per fare lo zucchero filato, i contenitori per la cottura a microonde, il tritaghiaccio per le granite? Sì. La pentola a pressione, la padellina rettangolare per le crepes giapponesi, la teglia per le madeleine, il bollitore, la caffettiera a pressione? Pure. E sto andando a memoria.
Purtroppo la maggior parte delle cose sono troppo grandi (le bottiglie, per dire, tradotte nella nostra scala corrispondono a mostri alti 45 cm), ma da qualche mese scruto avidamente ogni set messo in vendita su ebay per scoprirvi oggettini più piccoli e quindi utilizzabili anche nelle nostre proporzioni.

Per dire, fra l'occorrente per servire o preparare un determinato piatto, insieme a utensili e casseruole troppo grandi c'è magari una ciotolina o una terrinetta individuale che nella nostra scala può essere l'equivalente di una teglia da 28 cm... insomma, cambiando la destinazione d'uso anche le misure possono diventare corrette. E in questi giorni, finalmente, mi sono decisa a comprare all'asta alcune di queste cosine, che spero tanto non si rivelino inservibili alla prova del centimetro.
Vorrei raccontarvi cosa ho preso, ma l'ultima volta che vi ho magnificato un acquisto su ebay la posta ci ha messo due mesi a consegnarmelo, per cui... ;o)
Vi dico solo che se le misure dovessero funzionare, tirerò fuori il silicone e cercherò di superare il blocco che ho da sempre nei confronti della resina, perché sono tutti ottimi candidati alla clonazione. Se invece non andranno bene, pazienza, mi accontenterò di guardarli fino a consumarli con gli occhi :o)

venerdì 11 agosto 2006

Ritratti 3D: Cecilia

Una mamma e una nonna con tre splendidi nipotini, la passione per i motori, il gusto per la cucina e per le conserve in particolare, e una gran voglia di scappare via (almeno per un pomeriggio).

Il tutto.

Va bene la fuga, ma con le provviste:
insalata mista e insalata russa, doverosamente impellicolate.


La cucina.
(mi son divertita un sacco a fare le riviste!)


I nipotini.

mercoledì 9 agosto 2006

Ritratti 3D: Elisabetta

Una dottoressa omeopata, tangueira, un po' vamp e un po' pan-e-salamm.

Il tutto.


Il lato rustico.

Il lato vamp.

La vida es un tango.



Suor Germana, l'Organon di Hahnemann (il testo sacro dell'omeopatia)
e Venere in Pelliccia: dimmi cosa leggi...

lunedì 7 agosto 2006

Inesprimibili/2

Più li guardo e più mi piacciono.
E son sempre lì a pigiare sul pulsantino della lavatrice o della lavastoviglie (le mie preferite).
Quando le userò per un'ambientazione, dovrò fare in modo che i pulsantini restino sempre pigiabili, altrimenti se ne va metà del divertimento :o)

Nonostante la scala perfetta e i notevoli dettagli, non sono miniature nel puro senso della parola: sono *solo* dei giocattoli e come tali sono stati comprati in un negozio di.
Per la precisione, da Imaginarium, che è un posto con giochi molto originali, del genere *intelligente*, tutti a marchio proprio (non ci troverete, per dire, roba della Mattel o della Lego). A Torino ce ne sono due.
Purtroppo non so altro perché ho buttato via le scatole...

Ora però basta giocare, che c'ho il secondo Ritratto 3D che mi aspetta, consegna domani sera :o(
Nella prossima pausa cerco di postare le foto di Elisabetta.

Inesprimibili

Intanto, cuccatevi le foto. Non li ho comprati su ebay. Domani, da sveglia, se volete vi spiego.

Il gruppo di famiglia. Sono così carini che mi viene da ridere.



Quello che le foto non dicono è che, oltre ad avere lucette che si illuminano, questi piccoli mostri producono anche i conseguenti rumori. Giuro.
La lavatrice lava, tu-tun tu-tun, poi fa un briciolino di centrigufa, poi il cestello rallenta, si ferma e la macchina ti informa con tre bip che il lavaggio è finito e c'è da stendere.
La lavastoviglie lava ma facendo ovviamente un rumore diverso.
Il piano di vetroceramica frigge, il che senza pentole sopra suona un po' strano. L'unico deludente è il forno, che si esprime in una lingua sconosciuta.
Il frigo è silente, ma i cassettini della verdura sono un amore.
C'è anche il microoonde, che ho scordato di fotografare. Anche lui non fa nulla, ma è caruccio assai.


lunedì 12 giugno 2006

Cose buone dal forno










sabato 10 giugno 2006

Tarte au citron

appena uscite dal forno!

mercoledì 7 giugno 2006

Les minicarettis

(quasi) pronti per Parigi...

martedì 30 maggio 2006

Ripensandoci

In margine al discorso abbastanza superfluo sulle cose che so fare da tempo e quelle che faccio per la prima volta, mi son posta una domanda a cui non sono ancora riuscita a rispondere.

Qual è il minicaretto che preferisco fare in assoluto?

E voi? Che cosa miniaturizzate più volentieri di tutto?

Frustrazione

Questo we sono riuscita a dedicarlo, almeno in parte, alla produzione per Parigi.
Ho fatto delle crostate di asparagi e uova in cui ho impiegato per la prima volta il Fimo liquido, secondo un procedimento che assomiglia moltissimo a quello delle torte *vere*. E, non so bene perché, ma quando la cucina in miniatura imita quella in scala 1:1 mi diverto ancora di più. Funziona così anche con le lasagne, che sono fatte a strati di pasta, ragù e besciamella esattamente come quelle vere.

Be' insomma, le crostate son venute bene. Mi piacciono.
(poi faccio le foto e le posto, promesso)

Poi ho provato a fare i bignè con la panna, che rimandavo da mesi, e a ragione. Quando c'è qualcosa che mi incuriosisce ma che continuo a rimandare, dovrei fidarmi del mio istinto – vuol dire che non è cosa. Rimando perché *so* che il risultato non sarà come mi aspetto e mi proteggo, istintivamente, dalla delusione (come dicevo qualche giorno fa). I bignè, porelli, loro sono anche venuti abbastanza bene; è la panna che, come da copione, non ne vuole sapere di assomigliare anche solo lontanamente alla panna vera. È un problema di materiale, naturalmente – la mistura di pasta testurizzante, acrilico e amido di mais che consiglia Ruth Hanke di Hankypanky non funziona, nel senso che non è abbastanza densa e nello stesso tempo lo è troppo, visto che tempo due secondi si asciuga e ostruisce il forellino della bocchetta. Ho ancora un'alternativa da provare, ma per qualche giorno non se ne parla – ho bisogno di conferme e di certezze altrimenti mi demoralizzo troppo, per cui in queste serate starò su grandi classici a successo garantito (pizze, lasagne, pasta...).


Ho bisogno di certezze, ma le cose che so fare dopo un po' mi annoiano, proprio perché le so fare – e allora devo provare qualcosa di nuovo, che non so fare. Se mi riesce bene al primo colpo, rientra nella prima categoria e dopo un po' ecc eccc eccc. Se non mi riesce, mi deprimo e quindi ritorno a cose più sicure, ma poi mi annoio ecc eccc ecccc!

Avete proprio ragione. Il mio fidanzato è un sant'uomo.

venerdì 19 maggio 2006

Che fatica

Le minis sono una delle mie passioni.
L'anno scorso, trattenendo il respiro, ho provato a fare il grande passo e ho cominciato a vendere: prima a Miniaturitalia e poi, come ho già detto, su ebay.
I minicaretti sono piaciuti.
Tutto bene quindi.

E invece no.

Il 18 giugno prossimo, quindi fra un mese esatto, devo essere a Parigi per portare i minicaretti al SIMP. Mica mi ci hanno costretto: ho deciso io liberamente di partecipare. Sarà la mia prima fiera all'estero, e la seconda in assoluto dopo Miniaturitalia 2005 e 2006.
Non ci crederete, ma non ho ancora cominciato a preparare nulla.
Scorte non ne ho: ho giusto qualcosina che mi è avanzato da Milano, ma le cose che son piaciute di più, ovviamente, sono finite o quasi.
E nonostante questo non faccio nulla.
Ho sempre qualche scusa pronta. Appena ho un minuto di tempo che potrei dedicare ai minicaretti (che, ci terrei a ricordarvelo, faccio per passione) mi invento qualcos'altro di più urgente da fare. Sono sicura che potrei arrivare persino a
stirare, in mancanza di altre occupazioni meno sgradevoli.
E il bello è che so benissimo perché.

Si chiama Paura-di-Sbagliare, anche conosciuta come Senso-di-Inadeguatezza. Ho tante idee in testa, ogni tanto smetto di lavorare per prendere un appunto su qualcosa che mi ha fulminato in quel momento, e non si contano le liste di minicaretti che non ho ancora fatto e che vorrei provare a realizzare. Ho anche un sacco di materiali nuovi e innovativi con cui sperimentare.
Però non faccio niente, se non coccolarmi le idee come se fossero ovetti in un'incubatrice perenne. Perché se nel passaggio da idea a realtà qualcosa va storto e il risultato non è quello che avevo in testa, mi demoralizzo oltre ogni dire.

Ieri sera però ho fatto un piccolo passo in avanti, e sono sicura che sarà importante. Mi sono finalmente decisa ad approntare il tavolo di lavoro nel soggiorno, che non è il massimo, ma almeno ha una porta che posso chiudere e lasciare il lavoro in progress senza preoccuparmi per la curiosità della gatta.
Ora il tavolo è pronto, con tutti i materiali e gli attrezzi a portata di mano: devo solo sedermi.

Ditemi che ce la posso fare :-)

giovedì 18 maggio 2006

"Così non me lo dimentico"

La sfoglia per i biscotti va tirata con la macchina per la pasta al penultimo settaggio (per me, il numero 8).

Sembra una stupidaggine. Ma io, che sono così meticolosa con le mie ricette in scala 1:1 e mi segno sempre tutto, per le minis vado sempre a memoria. Peccato che ogni volta mi dimentichi le cose più ovvie – a cui forse, proprio perché sono ovvie, non faccio mai troppa attenzione.
Un altro pensiero che faccio spesso, e che è ancora più pericoloso, è: "Se sono riuscita a farlo una volta, riuscirò sempre a rifarlo" naturalmente senza nessuna indicazione scritta. E poi magari mi tengo un campione del prodotto finito, così, per avere un riferimento. Inutilissimo, savasadiir. Quanto mi odio quando faccio così.
A voi non capita mai?
A voi cosa capita?

mercoledì 17 maggio 2006

Tesori di ebay

Ho cominciato a vendere su ebay l'estate scorsa.
Divertentissimo.
E che soddisfazione vedere gli acquirenti contendersi i minicaretti.

Poi ho venduto qualche libro della mia ipertrofica biblioteca di minis, cose che non leggevo più o che avevo comprato solo perché erano un *must* e non si poteva non averle. Con queste vendite il mio conticino sulla postepay si è irrobustito parecchio.

Dall'avere i soldi a spenderli, il passo è stato fin troppo breve.
Insomma, su ebay ho cominciato anche a comprare.


Ho avuto solo esperienze positive, finora, in massima parte con venditori americani e canadesi. Ma ho sempre comprato cose piccole, sia come valore sia come ingombro. L'altro giorno invece mi sono lanciata.
Ho comprato questo:


per la modica cifra di 4.99 dollari. Poi ne ho spesi 25 di spedizione, ma tutto sommato ne vale sempre la pena. È una cucina contemporanea completa, con tutti i cassetti e gli sportelli che si aprono. Ha un frigo molto realistico e una meravigliosa cucina economica vecchio stile. È un filino più grande della scala 1:12, sospetto sia più in scala 1:10 (è alta 25cm), ma mi piace molto lo stesso. Il bambolotto orrendo si leva, ovviamente.



È in pura plastica e si vede: mi rendo conto benissimo che è un giocattolo più che una miniatura come la si intende normalmente, anche se il dettaglio, per quanto posso vedere in fotografia, è notevole. È un giocattolo come quelli che mi avrebbero fatto impazzire quando ero piccola. E so che, comprandolo, ho come pagato un piccolo tributo alla bimba che ero. Insomma, non vedo l'ora che arrivi, per passare qualche mezz'ora ad aprire ante e cassetti con aria imbambolata.

Ho sempre pensato che la passione per le cose in miniatura nasconda in qualche modo un desiderio di controllo e di ordine, una specie di delirio di onnipotenza in scala – si tratta tutto sommato di un mondo su cui è possibile avere un controllo completo anche visivo, date le dimensioni ridotte; un mondo in cui si è padroni assoluti, in cui tutto dipende da noi e in cui non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno per aggiungere, togliere, modificare, creare.
A tutto questo, che è già più che sufficiente per spiegare perché mi/ci piacciono così tanto le miniature, si aggiunge poi quell'indefinibile e inafferrabile fascino esercitato dalla piccolezza, che mi fa mordere la lingua per non esalare l'esecrabilissimo *che cariiiiino* - aggettivo assolutamente tabù nel mondo delle miniature serie, e che però è sempre il primo che mi verrebbe da usare davanti a qualcosa di piccolo che mi cattura.
Tutto questo blabla per dirvi che mi aspetto di provare queste sensazioni – piacere per il controllo, delizia per la piccolezza – in quantità industriali davanti a questa cucina, per quanto plasticosa sia.

Si tratta, apparentemente, della riproduzione in miniatura della cucina in cui un certo Mr Food, cuoco televisivo, preparava le sue ricette davanti alle telecamere. Forse influenzata da questo dettaglio, prevedo di usarla soprattutto come set fotografico per i minicaretti, visto che è accessibile dall'alto e da due lati. Già mi immagino l'effetto che potrà avere la mia futura linea di cibi freschi confezionati ambientata nel frigo.

Una cosa così, senza ebay non avrei mai neanche saputo che esistesse.

venerdì 5 maggio 2006

Megusta!

Per festeggiare el Cinco de Mayo posto le foto del Megusta, il ristorantino messicano a cui avevo dedicato, anni fa, il mio primo blog, rimasto presto orfano di tutte le foto. Eccole di nuovo.

Una veduta d'insieme.


I mitici scalini con le piastrelle talaveras.


La tavola apparecchiata para la comida :o)


Nachos, guacamole, salsa pico de gallo e sangria.


Burritos.


Chili con carne e tortillas morbide.


Tacos.

Il libro in vendita presso il ristorante, con tutte le ricette :o)