Il blocco del miniaturista
Il mio lavoro vero, nel mondo là fuori, è la scrittura. E, anche se non mi sognerei mai di definirmi *scrittrice*, il cosiddetto blocco dello scrittore colpisce anche me, fin troppo spesso. Stamattina, leggendo un paio di articoli su questo argomento, ho avuto una fulminazione: l'inerzia che mi prende un giorno sì e l'altro pure, e che mi porta a far di tutto pur di non sedermi al tavolo da lavoro, assomiglia tantissimo al blocco dello scrittore; e le scuse che mi racconto quando dovrei scrivere, e non ne ho voglia, sono le stesse che uso per autorizzarmi a rimandare l'ennesima serata di minis.
Insomma, esiste anche un blocco del miniaturista, e io ne soffro al massimo grado!
Le conseguenze sono simili: a parte la perdita di tempo, e la necessità quindi di correre poi per rispettare una scadenza, nelle ore rubate alle minis comincio inconsciamente a dubitare delle mie capacità, e questo mi porta a rimandare ancora, per paura di scoprire che davvero non sono più capace ecc eccc ecccc.
Gli articoli illuminanti fanno parte dei 50 writing tools di Roy Peter Clark, mitico professore al Poynter Institute per giornalisti, oltre che scrittore e giornalista lui stesso. E la buona notizia è che alcuni dei trucchi suggeriti agli scrittori per aggirare il blocco possono funzionare anche per i miniaturisti - sempre che ce ne siano altri *bloccati* come me.
Per esempio:
Fidarsi delle proprie mani. Spegnere la mente per un attimo, e lasciar lavorare le dita (per noi dovrebbe essere molto più semplice che per uno scrittore :o). Le falangi sono collegate al cervello, dopo tutto. (facile, e applicabile subito)
Fare delle minis un appuntamento fisso quotidiano. E rispettarlo, aggiungo io. Clark sostiene che gli scrittori più fluenti preferiscono lavorare di mattina, perché chi aspetta il pomeriggio o la sera ha l'intera giornata per inventarsi scuse e rimandare. Il segreto: fare (testi o miniature), invece di aspettare. (sensato, ma un po' più difficile da praticare)
Ricompensarsi. La routine (e la disciplina, aggiungo io) alla lunga è faticosa, per cui è bene concedersi piccoli premi: una tazza di tè, il proprio disco preferito, controllare la mail, scrivere un post :o)
Una mini al giorno. Clark cita un famoso motto da scrittori: Mai un giorno senza una riga. Non cento righe: una. In termini di minis? Non dieci crostate: una; ma una tutti i giorni. Clark dice che, riga dopo riga, dopo un anno ci si ritrova con un libro quasi pronto. E crostata dopo crostata, quasi senza accorgersene si costruiscono le scorte per la fiera. (ahi, questo l'ha scritto proprio per me)
Preparare lo spazio di lavoro. Quando il caos si accumula, è difficile attenersi alle buone abitudini di cui sopra. Bisogna quindi prendersi il tempo per buttar via l'inutile, rimettere a posto il disordine e preparare l'altare (Clark dice proprio così, e ha ragione) per il lavoro del giorno seguente. (ehm non commento neppure...)
Trovarsi un ammiratore incondizionato. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci apprezzi "a prescindere", e si complimenti con noi per la produttività e l'impegno, più che per la qualità finale del lavoro. Una persona così bilancia i danni che ci facciamo da soli, con l'eccessiva pignoleria che sembra contraddistinguere quasi tutti i miniaturisti. (verissimo)
Prendere appunti. Un'idea, una soluzione per un problema che ci blocca, un utilizzo alternativo per un materiale comune, la sfida di una mini che non abbiamo ancora provato a realizzare: sono tutti spunti preziosi, che rischiano di perdersi. Un libriccino, un blocchetto da portarsi sempre dietro aiutano a ritrovarli quando è il momento di metterli in pratica. (questo lo faccio già... fin troppo!)
Abbassare gli standard. Ci si blocca per la paura di non essere all'altezza delle proprie aspettative - ma le aspettative sono, appunto, nostre, noi abbiamo il pieno controllo su di loro o almeno dovremmo averlo... e invece ci facciamo controllare da loro, condizionare, inibire. Detta così, sembra una cosa da matti. E invece è proprio così che funziona. Ma scoprire il meccanismo forse è il primo passo per smontarlo.
Infine, mi piace molto quando Clark parla di un approccio zen al suo lavoro: più scrivo, più scriverei. E questo lo so, l'ho già anche provato di persona: quando il diesel che sono è finalmente avviato, chi si fermerebbe più? La motivazione più forte che io conosca è il piacere che ricavo dal fare una cosa; ma il piacere, in questi casi, dipende dalla pratica, dall'allenamento. Difficile divertirsi a correre i cento metri ostacoli senza nessuna preparazione. Pratica, divertimento e produttività vanno insieme, in un circolo virtuoso che sembra facile da incominciare. Una mini al giorno. Lasciar lavorare le dita.
Ci voglio provare.