martedì 30 maggio 2006

Ripensandoci

In margine al discorso abbastanza superfluo sulle cose che so fare da tempo e quelle che faccio per la prima volta, mi son posta una domanda a cui non sono ancora riuscita a rispondere.

Qual è il minicaretto che preferisco fare in assoluto?

E voi? Che cosa miniaturizzate più volentieri di tutto?

Frustrazione

Questo we sono riuscita a dedicarlo, almeno in parte, alla produzione per Parigi.
Ho fatto delle crostate di asparagi e uova in cui ho impiegato per la prima volta il Fimo liquido, secondo un procedimento che assomiglia moltissimo a quello delle torte *vere*. E, non so bene perché, ma quando la cucina in miniatura imita quella in scala 1:1 mi diverto ancora di più. Funziona così anche con le lasagne, che sono fatte a strati di pasta, ragù e besciamella esattamente come quelle vere.

Be' insomma, le crostate son venute bene. Mi piacciono.
(poi faccio le foto e le posto, promesso)

Poi ho provato a fare i bignè con la panna, che rimandavo da mesi, e a ragione. Quando c'è qualcosa che mi incuriosisce ma che continuo a rimandare, dovrei fidarmi del mio istinto – vuol dire che non è cosa. Rimando perché *so* che il risultato non sarà come mi aspetto e mi proteggo, istintivamente, dalla delusione (come dicevo qualche giorno fa). I bignè, porelli, loro sono anche venuti abbastanza bene; è la panna che, come da copione, non ne vuole sapere di assomigliare anche solo lontanamente alla panna vera. È un problema di materiale, naturalmente – la mistura di pasta testurizzante, acrilico e amido di mais che consiglia Ruth Hanke di Hankypanky non funziona, nel senso che non è abbastanza densa e nello stesso tempo lo è troppo, visto che tempo due secondi si asciuga e ostruisce il forellino della bocchetta. Ho ancora un'alternativa da provare, ma per qualche giorno non se ne parla – ho bisogno di conferme e di certezze altrimenti mi demoralizzo troppo, per cui in queste serate starò su grandi classici a successo garantito (pizze, lasagne, pasta...).


Ho bisogno di certezze, ma le cose che so fare dopo un po' mi annoiano, proprio perché le so fare – e allora devo provare qualcosa di nuovo, che non so fare. Se mi riesce bene al primo colpo, rientra nella prima categoria e dopo un po' ecc eccc eccc. Se non mi riesce, mi deprimo e quindi ritorno a cose più sicure, ma poi mi annoio ecc eccc ecccc!

Avete proprio ragione. Il mio fidanzato è un sant'uomo.

venerdì 19 maggio 2006

Che fatica

Le minis sono una delle mie passioni.
L'anno scorso, trattenendo il respiro, ho provato a fare il grande passo e ho cominciato a vendere: prima a Miniaturitalia e poi, come ho già detto, su ebay.
I minicaretti sono piaciuti.
Tutto bene quindi.

E invece no.

Il 18 giugno prossimo, quindi fra un mese esatto, devo essere a Parigi per portare i minicaretti al SIMP. Mica mi ci hanno costretto: ho deciso io liberamente di partecipare. Sarà la mia prima fiera all'estero, e la seconda in assoluto dopo Miniaturitalia 2005 e 2006.
Non ci crederete, ma non ho ancora cominciato a preparare nulla.
Scorte non ne ho: ho giusto qualcosina che mi è avanzato da Milano, ma le cose che son piaciute di più, ovviamente, sono finite o quasi.
E nonostante questo non faccio nulla.
Ho sempre qualche scusa pronta. Appena ho un minuto di tempo che potrei dedicare ai minicaretti (che, ci terrei a ricordarvelo, faccio per passione) mi invento qualcos'altro di più urgente da fare. Sono sicura che potrei arrivare persino a
stirare, in mancanza di altre occupazioni meno sgradevoli.
E il bello è che so benissimo perché.

Si chiama Paura-di-Sbagliare, anche conosciuta come Senso-di-Inadeguatezza. Ho tante idee in testa, ogni tanto smetto di lavorare per prendere un appunto su qualcosa che mi ha fulminato in quel momento, e non si contano le liste di minicaretti che non ho ancora fatto e che vorrei provare a realizzare. Ho anche un sacco di materiali nuovi e innovativi con cui sperimentare.
Però non faccio niente, se non coccolarmi le idee come se fossero ovetti in un'incubatrice perenne. Perché se nel passaggio da idea a realtà qualcosa va storto e il risultato non è quello che avevo in testa, mi demoralizzo oltre ogni dire.

Ieri sera però ho fatto un piccolo passo in avanti, e sono sicura che sarà importante. Mi sono finalmente decisa ad approntare il tavolo di lavoro nel soggiorno, che non è il massimo, ma almeno ha una porta che posso chiudere e lasciare il lavoro in progress senza preoccuparmi per la curiosità della gatta.
Ora il tavolo è pronto, con tutti i materiali e gli attrezzi a portata di mano: devo solo sedermi.

Ditemi che ce la posso fare :-)

giovedì 18 maggio 2006

"Così non me lo dimentico"

La sfoglia per i biscotti va tirata con la macchina per la pasta al penultimo settaggio (per me, il numero 8).

Sembra una stupidaggine. Ma io, che sono così meticolosa con le mie ricette in scala 1:1 e mi segno sempre tutto, per le minis vado sempre a memoria. Peccato che ogni volta mi dimentichi le cose più ovvie – a cui forse, proprio perché sono ovvie, non faccio mai troppa attenzione.
Un altro pensiero che faccio spesso, e che è ancora più pericoloso, è: "Se sono riuscita a farlo una volta, riuscirò sempre a rifarlo" naturalmente senza nessuna indicazione scritta. E poi magari mi tengo un campione del prodotto finito, così, per avere un riferimento. Inutilissimo, savasadiir. Quanto mi odio quando faccio così.
A voi non capita mai?
A voi cosa capita?

mercoledì 17 maggio 2006

Tesori di ebay

Ho cominciato a vendere su ebay l'estate scorsa.
Divertentissimo.
E che soddisfazione vedere gli acquirenti contendersi i minicaretti.

Poi ho venduto qualche libro della mia ipertrofica biblioteca di minis, cose che non leggevo più o che avevo comprato solo perché erano un *must* e non si poteva non averle. Con queste vendite il mio conticino sulla postepay si è irrobustito parecchio.

Dall'avere i soldi a spenderli, il passo è stato fin troppo breve.
Insomma, su ebay ho cominciato anche a comprare.


Ho avuto solo esperienze positive, finora, in massima parte con venditori americani e canadesi. Ma ho sempre comprato cose piccole, sia come valore sia come ingombro. L'altro giorno invece mi sono lanciata.
Ho comprato questo:


per la modica cifra di 4.99 dollari. Poi ne ho spesi 25 di spedizione, ma tutto sommato ne vale sempre la pena. È una cucina contemporanea completa, con tutti i cassetti e gli sportelli che si aprono. Ha un frigo molto realistico e una meravigliosa cucina economica vecchio stile. È un filino più grande della scala 1:12, sospetto sia più in scala 1:10 (è alta 25cm), ma mi piace molto lo stesso. Il bambolotto orrendo si leva, ovviamente.



È in pura plastica e si vede: mi rendo conto benissimo che è un giocattolo più che una miniatura come la si intende normalmente, anche se il dettaglio, per quanto posso vedere in fotografia, è notevole. È un giocattolo come quelli che mi avrebbero fatto impazzire quando ero piccola. E so che, comprandolo, ho come pagato un piccolo tributo alla bimba che ero. Insomma, non vedo l'ora che arrivi, per passare qualche mezz'ora ad aprire ante e cassetti con aria imbambolata.

Ho sempre pensato che la passione per le cose in miniatura nasconda in qualche modo un desiderio di controllo e di ordine, una specie di delirio di onnipotenza in scala – si tratta tutto sommato di un mondo su cui è possibile avere un controllo completo anche visivo, date le dimensioni ridotte; un mondo in cui si è padroni assoluti, in cui tutto dipende da noi e in cui non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno per aggiungere, togliere, modificare, creare.
A tutto questo, che è già più che sufficiente per spiegare perché mi/ci piacciono così tanto le miniature, si aggiunge poi quell'indefinibile e inafferrabile fascino esercitato dalla piccolezza, che mi fa mordere la lingua per non esalare l'esecrabilissimo *che cariiiiino* - aggettivo assolutamente tabù nel mondo delle miniature serie, e che però è sempre il primo che mi verrebbe da usare davanti a qualcosa di piccolo che mi cattura.
Tutto questo blabla per dirvi che mi aspetto di provare queste sensazioni – piacere per il controllo, delizia per la piccolezza – in quantità industriali davanti a questa cucina, per quanto plasticosa sia.

Si tratta, apparentemente, della riproduzione in miniatura della cucina in cui un certo Mr Food, cuoco televisivo, preparava le sue ricette davanti alle telecamere. Forse influenzata da questo dettaglio, prevedo di usarla soprattutto come set fotografico per i minicaretti, visto che è accessibile dall'alto e da due lati. Già mi immagino l'effetto che potrà avere la mia futura linea di cibi freschi confezionati ambientata nel frigo.

Una cosa così, senza ebay non avrei mai neanche saputo che esistesse.

venerdì 5 maggio 2006

Megusta!

Per festeggiare el Cinco de Mayo posto le foto del Megusta, il ristorantino messicano a cui avevo dedicato, anni fa, il mio primo blog, rimasto presto orfano di tutte le foto. Eccole di nuovo.

Una veduta d'insieme.


I mitici scalini con le piastrelle talaveras.


La tavola apparecchiata para la comida :o)


Nachos, guacamole, salsa pico de gallo e sangria.


Burritos.


Chili con carne e tortillas morbide.


Tacos.

Il libro in vendita presso il ristorante, con tutte le ricette :o)